domenica 27 novembre 2011

La Sicilia vista da Pasolini

"Avevo sempre pensato e detto che la città dove preferisco 
vivere è Roma, seguita da Ferrara e Livorno. Ma non avevo 
visto ancora, e conosciuto bene Reggio, Catania, Siracusa.

Non c'è dubbio, non c'è il minimo dubbio che vorrei vivere 
qui: vivere e morirci, non di pace, come con Lawrence e 
Ravello, ma di gioia." 

Pur con degli splendidi scorci e sfilate di strade 
di un barocco che pare di carne,  delle cattedrali d'una 
ricchezza inaudita e quasi indigesta, queste città non sono 
belle: sembrano sempre appena ricostruite da un terremoto, da 
un maremoto, tutto è provvisorio, cadente, miserabile, 
incompleto. 
E allora non so dire in cosa consista l'incanto: 
dovrei viverci degli anni. 


Comunque è chiaro che quello che 
si vocifera sul Sud, qui c'è. 
Ed è anche molto pericoloso: 
come niente qui, potresti riscoprire atteggiamenti alla 
D'Annunzio, alla Gide. Non è mica una chiacchiera che qui 
profumano zagare e limoni, liquerizia e papiri. 

Lascio andare Taormina, che è indubbiamente una cosa d'una 
bellezza suprema (ma dove, come a Positano e a Maratea, io 
non mi sono trovato così bene): posso però affermare che il 
viaggio da Messina a Siracusa può fare impazzire. Lo dico 
così, da turista. Approfondendo, conoscendo meglio, non solo 
con gli occhi, con le narici, le ragioni di un così 
improvviso amore devono risultare ben vere e ben profonde.

Tratto da "La lunga strada di sabbia"



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