Scilla, figlia di Crateide, era una ninfa stupenda che si aggirava nelle spiagge di Zancle (Messina) e fece innamorare il dio marino Glauco, metà pesce e metà uomo. Rifiutato dalla ninfa, il dio marino chiede l’aiuto della maga Circe, senza sapere che la maga stessa era innamorata di lui. La maga, offesa per il rifiuto del dio marino alla sua corte, decide di vendicarsi preparando una porzione a base di erbe magiche da versare nella sorgente in cui Scilla si bagna usualmente. Appena Scilla si immerge, il suo corpo si trasforma e la parte inferiore accoglie sei cani, ciascuno dei quali con una orrenda bocca con denti appuntiti. Tali cani hanno dei colli lunghissimi a forma di serpente con cui possono afferrare gli esseri viventi da divorare. A causa di questa trasformazione, Scilla si nasconde in un antro presso lo stretto di Messina. Decide anche di vendicarsi di Circe privando Ulisse dei suoi uomini mentre lui stava attraversando lo stretto.Successivamente ingoia anche le navi di Enea. La leggenda vuole che Eracle, attaccato dalla ninfa mentre attraversa l’Italia con il bestiame di Gerione, la uccide, ma il padre della ragazza riesce a richiamarla in vita grazie alle sue arti magiche. Il suo nome ricorda “colei che dilania”.
|
Blog scritto da chi cerca lavoro per chi cerca lavoro. Opportunità, diritti, segnalazioni.
domenica 27 novembre 2011
Scilla e Cariddi
Le storie di Scilla e Cariddi
Etichette:
cariddi,
enea virgilio,
mitologia,
scilla,
stretto di messina,
ulisse
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento